SESSO LAMBRUSCO E SANGUE

Gargallo è un minuscolo paese a cinque chilometri da Carpi. Il 20 gennaio del ’45 una giovane di 26 anni, Evalda Marini, pagherà il suo volontariato nella Brigata nera di Modena.

Essere ausiliarie, al di là della manifesta solidarietà politica, non significava altro che occuparsi della macchina da scrivere, di una mensa di caserma, di seguire un ufficiale nelle cose d’ufficio, eccetera. È solo un’icona l’ausiliaria che imbraccia il fucile, ma questo era tuttavia sufficiente agli occhi del partigianato maggioritario per una condanna capitale.

Non è neppure vero che le ausiliarie della Brigata nera corressero più rischi delle altre, di quelle ad esempio della Decima Mas, o di qualsiasi altra unità militare. Ne morirono a migliaia verso la fine della guerra, e nei modi più atroci, e ne morirono anche nei mesi successivi al 25 Aprile, rintracciate e prelevate da casa.

Quasi tutte prima della morte venivano sistematicamente abusate con stupri generalmente collettivi. Quelle poche che riuscirono a sopravvivere e che ebbero il coraggio di parlare offrivano poi agghiaccianti e inconfutabili testimonianze.

E così accadde a Evalda Marini, prelevata da casa quella sera di gennaio da partigiani comunisti e trascinata nell’agro di Gargallo, lungo la via Pioppelle.

Da una finestra li vide giungere il mezzadro Archimede Stermieri: un partigiano teneva ben salda per un braccio la ragazza, trascinandola a strattoni: lei, piangente, resisteva e puntava i piedi. I partigiani intimarono al mezzadro di lasciare la casa: serviva a loro. Non se lo fece dire due volte: chiamò la moglie e si allontanò lesto verso una lontana casa colonica ove avrebbe atteso la fine di tutto.

Quando vi rientrò la trovò in grande disordine: in cucina bottiglie vuote sparse qua e là, avanzi di cibo sulla tavola, sul pavimento e un po’ ovunque; la dispensa saccheggiata e le camere da letto a soqquadro.

Nell’aprile del ’49 una segnalazione anonima indirizzata al pretore di Carpi indicava il luogo in cui sarebbe sepolta una ragazza, un preciso punto della via Pioppelle, poco lungi dalla casa del mezzadro.

Emersero così i resti della Marini, sepolta nuda con accanto agli abiti, le scarpe e gli orecchini.

Fu facile allora immaginare l’orgia di quella notte del 20 gennaio di quattro anni prima, quando, tra patrioti ubriachi di lambrusco e sangue, moriva violentata una giovane donna incolpevole.

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